Storia e futuro
Modena e i motori, un connubio che viene da lontano, ancor prima che in città si pensasse di costruire delle strutture destinate alla corse automobilistiche.
Il nuovo Autodromo di Modena raccoglie il testimone di un'importante storia fatta di passione, caparbietà e tenacia, caratteristiche proprie di questo territorio. Le prime gare si svolsero su tracciati stradali, come era uso all’epoca; infatti il Circuito di Modena, che fu organizzato dal 1927 al 1947, si svolse sulle strade cittadine. Le prime due edizioni si corsero su un tracciato extraurbano di 12 km (Via Emilia-Via Scartazza-Via Vignolese ritornando sulla Via Emilia per Via Sabatini) da percorrere trenta volte e furono entrambe vinte da Enzo Ferrari su Alfa. Le successive edizioni del Circuito di Modena si svolsero nel cuore della città, sull’anello dei Viali (3,2 km per 40 volte), con tre vittorie consecutive di Tazio Nuvolari e due di Franco Cortese. L’ottava e ultima edizione, del 28 settembre 1947, fu interrotta prima del termine a causa di un brutto incidente. Da quel momento in poi, cominciò a farsi strada l’esigenza di avere una vera pista, ove fosse possibile gareggiare con le moderne vetture e motociclette.
Era il 7 marzo 1948, data in cui l’Automobil Club d’Italia si riunì a Milano. In quella sede l'avvocato Camillo Donati, vice presidente dell'ACI di Modena illustrò in tutti i particolari l’importanza della realizzazione di un impianto sportivo nella città di Modena, presentando il progetto realizzato dal geometra Enzo Dalaiti.
L'area destinata alla costruzione dell'impianto venne identificata in quel terreno che anche oggi ritroviamo parallelo alla via Emilia e che già dal 1910 ospitava una pista d’atterraggio per aerei e un attracco per dirigibili. La zona era delimitata a nord dalla via Emilia, a sud dalla via San Faustino, a ovest dalla via Formigina (che nel tratto parallelo all’impianto, e oggi al parco, divenne Viale dell’Autodromo) e a est dal muro perimetrale del complesso militare una volta noto come Ottavo Artiglieria e ancora oggi come 6° Campale.
Il via ufficiale ai lavori di costruzione venne dato il 28 marzo 1949 con un contributo comunale di 15 milioni in tre anni, assegnati ai presidenti dell'Aereo Club e ACI. Già il 12 dicembre successivo la pista d’aviazione era operativa e venne inaugurata. Per le gare automobilistiche si dovette attendere la primavera dell’anno successivo, ma il primo traguardo era già stato tagliato. L'Aerautodromo fu inaugurato il 7 maggio 1950 e misurava 2,306 km, che potevano diventare 3,800 con l'inserimento, nelle gare, della pista di aviazione (da cui il nome). Con la nascita dell'Aerautodromo finì l'epopea delle corse su strada della città come il Record Mondiale del Miglio sulla Via Nonantolana nel 1909 e nel 1910. La prima edizione, vinta da De Zara a oltre 141 km/h aveva registrato anche la partecipazione di modenesi illustri, come Guido Corni, Claudio Sandonnino e Francesco Stanguellini.
Il circuito, fortemente voluto da Modena e dai modenesi, venne usato: per gare di auto e moto, come pista di prove dai costruttori di vetture sportive modenesi, come aeroporto, e talvolta fu impiegato anche dai militari della vicina Caserma del 6° Campale. Non mancava l’utilizzo turistico e commerciale, con voli destinati al trasporto veloce della frutta e della verdura prodotta a Modena ed inviata nei paesi del nord Europa. Un insieme di esigenze davvero eterogeneo, ma che dimostrò la vitalità della struttura da poco sorta in città.
Con i suoi undici anni di attività agonistica l'Aerautodromo fu il fulcro ed il cardine del binomio Modena-automobilismo sportivo, con il costante avallo organizzativo dell'A.C. cittadino. Vi si corsero, dal 1950 al 1961, sette edizioni del Gran Premio di Modena di automobilismo per monoposto di F2 che videro le vittorie di Alberto Ascari, Gigi Villoresi, Manuel Fangio, Jean Behra, Joachim Bonnier e Stirling Moss. L’attività agonistica ed i grandi nomi dell’automobilismo sportivo presenti in città per le gare contribuirono alla fama dell'Aerautodromo portando a Modena vantaggi anche di tipo turistico e commerciale; infatti, al seguito del dilagante successo dell'automobilismo modenese giunse, inevitabilmente, tutto il jet-set internazionale: oltre che “capitale dei motori” Modena diventò così anche “capitale del bel mondo”.
All’Aerautodromo di Modena si tennero anche ventidue edizioni del Gran Premio di Modena di motociclismo fino al 1975 e due edizioni del Gran Premio di Modena di ciclismo.
Purtroppo però già alla fine degli anni ’60 l’Aerautodromo non soddisfaceva più quei criteri di sicurezza che di lì a poco sarebbero diventati prescrittivi.
Enzo Ferrari, che per il collaudo delle sue vetture aveva esigenze sempre crescenti, si risolse a costruire il circuito privato di Fiorano, non senza aver tentato la strada di coinvolgere l’amministrazione della Città nella costruzione di un nuovo e moderno impianto nei pressi di Marzaglia. Iniziò così un lento declino e sul finire degli anni ‘70 l’Aerautodromo fu chiuso.
Per capire quella che è stata l'importanza dell'Aerautodromo per la città di Modena si pensi che ad alcune di queste manifestazioni parteciparono anche più di 50.000 spettatori, l'equivalente di metà della popolazione di allora. Dal 2011, la storia continua...